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Due giornate di meeting a Roma per il progetto “Mediascapes”

Nei primi due giorni di luglio siamo stati felici, in qualità di capofila del progetto, di ospitare nei bellissimi spazi di AMKA Onlus nel quartiere San Lorenzo, nel cuore di Roma, i partner dal Portogallo per il meeting in presenza del progetto europeo Mediascapes.
Questi due giorni, insieme all’équipe di docenti dell’IC Emma Castelnuovo di Roma e della Escola Secundaria di Viriato e a tutti i partner di progetto, sono stati preziosi per parlare insieme dei risultati raggiunti in questi mesi di attività e di quelli ancora da raggiungere nel prosieguo del progetto, ma sono stati anche un’occasione unica per vedere proiettati i prodotti transmediali realizzati dagli studenti.
Tra docenti, formatori e tutti i presenti non è potuto mancare anche lo scambio di conoscenze e competenze pratiche sul Transmedia Storytelling acquisite attività dopo attività.

E come ogni meeting di progetto in presenza che si rispetti, abbiamo pensato di organizzare per i nostri compagni di viaggio portoghesi dei tour per la città di Roma e nel quartiere di Ponte di Nona, grazie alla collaborazione di Coop. SS Pietro e Paolo, alla scoperta della cultura dei nostri luoghi.

Ultime tappe del viaggio del progetto “Mediascapes” tra Italia e Portogallo

Dopo mesi di attività portate avanti da tutti i partner del progetto Erasmus+ Mediascapes, tra ricerca metodologia e incontri laboratoriali, siamo giunti quasi al termine di questo viaggio. Tra Italia e Portogallo, negli istituti scolastici coinvolti si sono svolte le ultime tappe: quattro giornate di restituzione dei prodotti audiovisivi realizzati durante i laboratori di storytelling transmediale, di dialogo tra studenti partecipanti, formatori e docenti, ma soprattutto di massima espressione delle competenze teoriche e pratiche acquisite incontro dopo incontro.
Sono questi i momenti in cui è possibile vedere che l’obiettivo che ci siamo proposti di portare avanti grazie a questo progetto, ovvero di sperimentare e promuovere i linguaggi legati allo storytelling e alla transmedialità nell’ambito della didattica, è stato piacevolmente accolto e portato a termine con i migliori risultati auspicabili.

LE GIORNATE DI RESTITUZIONE NELLE CLASSI ITALIANE

All’I.C. Emma Castelnuovo a Roma, ogni classe partecipante al progetto ha dedicato una giornata all’attività di restituzione.
I giovanissimi studenti e le studentesse della classe IV° hanno raccontato come è avvenuto il loro avvicinamento allo storytelling transmediale, in un percorso che li ha visti cimentarsi alle prese con la stop motion, i podcast e la tavoletta grafica, per poter raccontare una storia a partire da un tema affrontato in classe precedentemente e che era rimasto particolarmente impresso, ovvero l’antica arte degli origami. Vedere il materiale realizzato in sinergia con tutto il gruppo classe, raccontare l’esperienza formativa vissuta con l’aiuto dei formatori esperti, condividere quanto è stato compreso sul potere del transmediale ha caratterizzato questo primo incontro di restituzione.

Anche il secondo giorno di restituzione, che ha visto protagonisti le due classi partecipanti della Scuola Secondaria di Primo grado, è stato animato dalle stesse attività di dialogo, confronto e espressione di quanto hanno appreso sperimentando il cinema interattivo, con interviste, tecniche di improvvisazione teatrale, fotografia, interviste doppie. Questa giornata è stata anche dedicata al racconto del prodotto finale che i destinati hanno potuto realizzare: il lavoro di squadra di tutti gli alunni ha portato alla produzione di un prodotto audiovisivo che parla proprio di loro, del loro vissuto e delle loro emozioni come abitanti del quartiere Ponte di Nona.

LE GIORNATE DI RESTITUZIONE IN PORTOGALLO

Anche a Viseu, in Portogallo e più precisamente tra le classi della Escola Secundaria Viriato, sono stati dedicati due giorni all’attività di restituzione per presentare i risultati ottenuti dopo mesi di appuntamenti formativi proficui. La prima sessione è stata un incontro tra studenti e studentesse partecipanti, docenti e esperti formatori, in cui hanno avuto la possibilità di raccontare le attività svolte e di valutare insieme criticamente i risultati dei workshop di Mediascapes.

In particolar modo, è stato lasciato ampio spazio per la messa in mostra del processo di lavoro svolto dagli studenti, per sottolinearne l’importanza e la buona riuscita. Tutti i ragazzi e le ragazze hanno espresso tutta la sinergia e motivata partecipazione con cui hanno lavorato, nonché le conoscenze teoriche e le tecniche acquisite sulla narrazione transmediale, tutti elementi necessari per l’ideazione e la produzione di On the Move, ovvero il cortometraggio finale realizzato, di cui hanno potuto raccontare le molteplici micro-narrazioni che lo hanno composto e i relativi significati.

Durante la seconda sessione, invece, gli studenti hanno potuto presentare l’intero progetto ai propri genitori, illustrandone l’organizzazione e gli obiettivi, i laboratori di narrazione transmediale e le esperienze vissute. Naturalmente non potevano non essere mostrati anche tutti i materiali utili ottenuti da questi sforzi e, soprattutto, On the Move. Dopo la visione, l’incontro si è concluso con una stimolante discussione intorno a un concetto che, siamo sicuri, resterà nella mente di tutti i presenti ancora per un po’ e che darà ancora modo di parlare di storytelling transmediale e logiche transmediali applicate alla produzione audiovisiva:  “On the Move” è un film? Cosa manca affinché questa storia, il materiale filmato e prodotto, possa essere considerato un film? Possiamo “continuare a muoverci”?

Transmedia storytelling in Portogallo tra sound, animation e filming per “MEDIASCAPES”

Per il progetto Mediascapes, tra gennaio e marzo 2024 il partner Cine Clube de Viseu ha portato avanti un ciclo di workshop a tema Transmedia Storytelling nella Escola Secundária Viriato (a Viseu). Dalla pratica dello storytelling all’editing del materiale prodotto, attraverso i vari workshop le studentesse e gli studenti partecipanti hanno potuto realizzare dei prodotti narrativi transmediali, creati e condivisi attraverso diversi media. 

RACCONTI DAI WORKSHOP DI CINE CLUBE DE VISEU

Storytelling
I primi incontri di workshop hanno permesso ai partecipanti di entrare in contatto con la pratica dello storytelling. Guidati da Alice Santos, Carla Augusto e Mariana Duarte si sono potuti dedicare allo sviluppo del loro pensiero creativo, acquisendo strategie e processi creativi utili per la costruzione di una storia con tematiche vicine al proprio universo culturale e ai propri interessi, anche toccando tematiche importanti come il bullismo e l’interculturalità. Esplorando le infinite possibilità narrative offerte dall’uso dei media, gli studenti si sono sentiti spinti a raccontarsi liberamente, all’ascolto delle storie altrui e a lavorare in gruppo, costruendo così la storia alla base del prodotto finale. 

Cinema d’animazione e stop motion
Il cinema d’animazione e la tecnica dello stop motion sono stati il tema del secondo blocco di incontri di workshop. Con l’aiuto di Margarida Pessanha, Graça Gomes e Carla Augusto, gli smartphone, attrezzature professionali, pc e tavolette grafiche sono stati i supporti con cui fare pratica, sviluppando al meglio la creatività e le abilità manuali di disegno e ritaglio e soprattutto acquisire le basi per coniugare l’animazione alla narrazione transmediale finale.

Sound design e filming
Per il completamento di un prodotto audiovisivo, non possono mancare gli incontri laboratoriali dedicati al sound design e alle riprese video. Gli studenti, con il supporto del tutor José Pedro Pinto, sono stati guidati nell’esplorazione dell’impatto del suono nei film e nelle fasi di registrazione e post-produzione di dialoghi, suoni d’ambiente e musica, scegliendo liberamente lo spazio interno ed esterno alla scuola più adatto alla loro scena, per poi cimentarsi nelle riprese. Con la guida di Inês Alves, tutti i partecipanti hanno sperimentato l’uso della telecamera, del microfono, del ciak, del lavoro di segreteria e dell’espressione attoriale: i ragazzi si sono sentiti spronati a mettersi in gioco in prima persona, lavorando come attori e come registi, attenendosi rigorosamente alle tecniche apprese e ragionando criticamente sulla manipolazione emotiva che la musica può esercitare sulle immagini.

Grazie al supporto finale di Inês Alves, José Pedro Pinto, Carla Augusto, Mariana Duarte e a un approccio di base al montaggio di alcune clip, entrambe le classi partecipanti hanno potuto portare a termine la realizzazione di un prodotto audiovisivo, incontrando le sfide insite in questo processo creativo e comprendendo in prima persona cosa c’è dietro. La collaborazione tra studenti, classi, insegnanti, formatori e coordinatori è stata la chiave del successo.

I COMMENTI DI CARLA AUGUSTO

Cosa resta impresso ai formatori da questa esperienza?
“Da un lato, l’organizzazione scolastica, con tutte le sue discipline, i programmi e gli orari, che definiscono e modellano la vita e il tempo degli studenti, la natura delle loro esperienze di apprendimento, le relazioni e la partecipazione. L’ingresso di operatori e progetti creativi esterni alla scuola ci permette di convalidare un altro modo di stare a scuola. Quando gli studenti fanno parte di processi creativi sono più liberi di partecipare in modo più autonomo e critico, spinti da un interesse personale e autentico, sperimentando un registro diverso da quello esistente del giusto e dello sbagliato, un registro di ricerca, conversazione, prova, tentativo, soddisfazione, critica, riconoscimento.
Dall’altro, il pragmatismo dei giovani studenti nel modo in cui hanno partecipato alle diverse attività ha reso chiaro ciò che pensano rispetto a tali proposte creative: non devono essere uguali alle attività in classe, devono offrire esperienze pratiche, devono avere il tempo necessario (che deve provenire dal programma di studio e non dal tempo libero), devono permettere a ciascuno di trovare il proprio modo di partecipare, devono consentire la riflessione sui percorsi e sui risultati individuali e del progetto.
Colpisce molto la scuola come la vedrete nel filmato finale: uno spazio etereo con studenti luminosi.”

Cosa è piaciuto di più ai partecipanti e cosa ha funzionato meglio?
“Ciò che è piaciuto di più è stato il FARE, usare le attrezzature, provare nuove tecniche, lavorare da soli ma anche essere accompagnati e poter vedere risultati concreti. Hanno apprezzato molto seguire il processo di animazione, la registrazione e il montaggio del suono e le riprese. Soprattutto filmare, stare davanti e dietro la macchina da presa.”

Stop motion, podcast e non solo: i resoconti dei laboratori di “MEDIASCAPES” alla scuola primaria

All’I.C. Emma Castelnuovo di Roma sono proseguiti tra aprile e maggio gli appuntamenti del percorso laboratoriale basati sulla pratica creativa e partecipativa del Transmedia Storytelling, coinvolgendo questa volta una classe primaria di quarta elementare. Nove incontri in cui gli studenti hanno potuto sperimentare la realizzazione di differenti materiali creativi e contenuti mediali per la composizione di un cortometraggio, giocando con svariate tecniche tra animazione, riprese e podcasting.

MARIO CIRILLO CI RACCONTA DEI LABORATORI SVOLTI A ROMA TRA ORIGAMI, FOTOGRAFIE E RIPRESE AUDIO-VIDEO

I laboratori alla primaria sono stati guidati stavolta da Mario Cirillo, esperto in tecniche di stop motion e con il supporto dei collaboratori Roberto Romano e Giacomo Pierro.
Punto di partenza sono stati gli argomenti affrontati durante le ore di didattica e la costruzione della narrazione, dove i partecipanti hanno ripercorso le varie forme narrative, tra cui il racconto fantastico, per iniziare a costruire le proprie storie. I racconti hanno poi preso forma, su scelta della classe, attraverso gli origami. Attraverso l’espediente di questa particolare forma d’arte, che ha impegnato la classe nella realizzazione di origami di carta, dando ampio sfogo alla propria creatività e abilità pratica, è stato possibile dar vita a una breve storia, animata poi digitalmente attraverso la tecnica dello stop motion.

Nella prima fase i partecipanti hanno appreso le basi della scrittura per il cinema, comprendendo il concetto di racconto in tre atti e del viaggio dell’eroe applicato all’animazione. Hanno poi lavorato in gruppo per scrivere passo dopo passo la loro storia, scegliendo accuratamente personaggi e intrecci di trama, e successivamente hanno studiato dei modelli per poter realizzare gli origami più utili e fantasiosi. In un processo di cooperative learning, l’intera classe ha dimostrato grandi capacità creative e attitudine a trovare soluzioni narrative originali a partire da semplici spunti. Pronti i materiali non restava che iniziare a creare la magia!

Dopo la bozza della sceneggiatura è iniziato il momento delle riprese, divise tra stop motion e fiction. I ragazzi e le ragazze hanno potuto realizzare fotografie e riprese acquisendo maggiori capacità nell’uso di attrezzature sia professionali, come le macchine fotografiche, sia di dispositivi digitali che fanno parte del loro quotidiano, come i tablet, scoprendone nuove potenzialità. Scatto dopo scatto, muovendo gli origami, gli/le studenti hanno compreso come poter animare ogni oggetto. Il tutto accompagnato da riprese per la parte di finzione in cui si sono cimentati nelle vesti di attori. 

Immersi nella transmedialità, si è passati infine alla sperimentazione del podcasting in lingua inglese. Tra microfoni e cuffie, registrandosi a turno, hanno scelto di cimentarsi nella lettura di brevi parti della storia e dei dialoghi precedentemente realizzati. 

Il risultato è un cortometraggio che unisce diversi linguaggi mediali, dall’animazione in stop motion, alle riprese di finzione, passando infine per i podcast. Ogni partecipante ha potuto fare tesoro degli strumenti chiave per scrivere e realizzare una storia, attraverso cui raccontare se stessi e a cui dare la propria voce, imparando ad ascoltare i propri pari e ad accogliere le idee altrui in un contesto di cooperazione e di collaborazione tra pari.

Transmedialità e audiovisivo in classe: i primi resoconti dei laboratori del progetto “Mediascapes” in Italia

Dopo l’attività iniziale di ricerca metodologica sul Transmedia Storytelling in campo education, in entrambi gli Istituti Scolastici in cui il progetto interviene hanno avuto inizio i percorsi laboratoriali basati sulla pratica creativa e partecipata del Transmedia Storytelling. Il laboratorio sviluppa e implementa quanto raccolto nella fase propedeutica di ricerca metodologica, promuovendo la pratica del Transmedia Storytelling come metodologia creativa, inclusiva, multidimensionale in grado di stimolare lo sviluppo di abilità soft, l’apprendimento meta-cognitivo ed emotivo studenti con bisogni educativi speciali e sottorappresentati.

IL RACCONTO DEI LABORATORI GUIDATI DA STEFANO CIPRESSI A ROMA TRA CORTO, NARRAZIONE E DISEGNO DIGITALE

In Italia, dall’I.C. Emma Castelnuovo di Roma, sono tre le classi che partecipano agli appuntamenti laboratoriali di Mediascapes. I laboratori guidati da Stefano Cipressi si sono articolati in 7 incontri e il lavoro si è sviluppato partendo dall’utilizzo di diverse tipologie di media proprio in ottica transmediale. Il video, svolgendo riprese in classe attraverso l’utilizzo guidato di attrezzature professionali e in spazi esterni sfruttando le potenzialità degli smartphone; l’audio, lavorando sui paesaggi sonori e le voci fuori campo; il disegno, sperimentando l’uso delle tavolette grafiche; la fotografia, svolgendo esercitazioni pomeridiane in gruppo. Tutti i materiali prodotti dagli studenti comporranno il cortometraggio che verrà successivamente montato e che costituirà un work in progress delle attività di questa prima parte di incontri laboratoriali.

Il tema che ha caratterizzato il lavoro degli studenti è stato quello del quartiere di appartenenza, del quale i ragazzi hanno parlato attraverso le emozioni, i problemi, le contraddizioni che vivono. Fondamentale è stato stimolare i partecipanti a raccontarsi liberamente, mettendo in gioco esercizi di stampo teatrale grazie alla presenza di due formatori esperti in questo campo, Eugenio Banella e Francesca Marras, lavorando sull’ascolto, sull’empatia, sullo scambio e il dialogo con il gruppo. Questo approccio iniziale ha spronato a poco a poco i ragazzi e le ragazze a raccontare apertamente le proprie esperienze di quartiere, a tratti anche personali e intime, e riuscendo così a rappresentare chiaramente il modo in cui vivono il quartiere in cui abitano e le attività che vi svolgono, nonché a esprimere in che modo il quartiere stesso influisce sulla vita di ognuno, attraverso i prodotti mediali realizzati, soprattutto in quelli audiovisivi con l’aiuto di Stefano Cipressi.

La pratica creativa del Transmedia Storytelling ha permesso ai ragazzi e alle ragazze di vivere lo spazio della classe e il momento dello scambio con il gruppo di coetanei come un momento in cui essere contemporaneamente attori e spettatori, cioè raccontandosi senza limiti e imparando ad ascoltare senza pregiudizi, divertendosi e riuscendo ad andare oltre gli ostacoli emotivi. Il valore e il potenziale del Transmedia Storytelling come metodologia didattica sono stati positivamente accolti dagli studenti, partecipando attivamente alle attività, mettendo in gioco le proprie abilità e comprendendo come l’unione di contenuti mediali differenti possa creare uno storytelling che racconti di sé.

Appunti sul Transmedia Storytelling: terzo incontro con i nostri intervistati

Se hai seguito la serie di incontri con i nostri intervistati, saprai che per il progetto europeo “Mediascapes. Transmedia digital Storytelling for audiovisual and media literacy skills” vogliamo aprire una finestra sul Transmedia Storytelling che possa far luce su questa forma di comunicazione e narrazione e allo stesso tempo efficace metodologia didattica attraverso l’utilizzo consapevole dei vari media, analogici e digitali. E proprio per questo abbiamo sviluppato una ricerca metodologica in cui anche i racconti di docenti, esperti e ricercatori della materia potessero essere una componente fondamentale!

IL NOSTRO ULTIMO INTERVISTATO: Corrado Petrucco

Giunti alla fine del nostro percorso di interviste, gli ultimi appunti provengono dal confronto sul Transmedia Storytelling avuto con Corrado Petrucco, Professore associato presso l’Università di Padova. Egli ha voluto far emergere l’importanza del processo creativo di produzione dello storytelling, il quale secondo il suo punto di vista per essere funzionale dovrebbe sempre essere articolato in due fasi. A tal proposto, distingue una prima fase in cui i partecipanti vengono alfabetizzati al corretto utilizzo dei vari strumenti e attrezzature per la realizzazione dei contenuti mediali, in quanto “ad esempio è necessario che imparino a compiere delle riprese con una videocamera, a distinguere le varie inquadrature, e non essere legati solo alle riprese con il proprio smartphone“; la seconda fase, invece, è incentrata sul lavoro per la scoperta del sé e delle proprie idee al fine di costruire uno storytelling che sia perfetta espressione del sé. “Ci deve essere un bilanciamento di parte visuale, spontanea, mediale, con una riflessione metacognitiva sui contenuti che andranno a sviluppare verbalizzato in formato testuale. In questo modo si riescono a sviluppare doppie competenze: mediali e testuali, verbali“.

Da queste considerazioni, unite al racconto di un’esperienza di storytelling in cui vi è stata la realizzazione di un digital storytelling in formato video e la trasposizione del racconto in formato cartaceo (fumetto), riteniamo di fondamentale importanza condividere anche con voi una riflessione sull’inportanza e i benefici che l’intruzione di vari media tra i banchi di scuola per la creazione di storytelling. Petrucco ha affermato che lasciando sperimentare gli studenti nella creazione di storytelling, digitali e transmediali, si riesce davvero a comprendere che qualunque media essi scelgono di utilizzare sarà sempre un supporto efficace, capace di generare competenze mediali, narrative e soprattutto espressive, ma anche di far apprendere.

Appunti sul Transmedia Storytelling: secondo incontro con i nostri intervistati

Come vi abbiamo raccontato qualche articolo fa, con il nostro progetto europeo “Mediascapes. Transmedia digital Storytelling for audiovisual and media literacy skills” vogliamo aprire una finestra sul Transmedia Storytelling, potente forma di comunicazione e allo stesso tempo efficace metodologia didattica ancora poco diffusa conosciuta tra le giovani generazioni e tra i banchi di scuola.

Proprio per questo, la prima azione del progetto è stata completamente concentrata sul realizzare una ricerca sul Transmedia Storytelling, per creare un punto di riferimento per giovani, studenti, docenti, ricercatori, formatori e tutti coloro interessati a comprendere cosa caratterizza e valorizza il Transmedia Storytelling, soprattutto applicato alla didattica. Questo lavoro ha visto le nostre ricercatrici concentrarsi sui più disparati testi e saggi, a cui hanno deciso di affiancare anche una “ricerca sul campo”. Infatti, hanno intervistato docenti e ricercatori sul Transmedia Storytelling, nonché storyteller di professione, che hanno potuto supportare il lavoro di ricerca raccontando le loro preziose esperienze e punti fondamentali da sottolineare quando si parla di tale argomento. 

I NOSTRI INTERVISTATI: Valerio Di Paola e Anna Rita Vizzari

In questo secondo appuntamento potrai prendere appunti seguendo il racconto essenziale dagli incontri fatti con i nostri nuovi intervistati.
Il primo è Valerio Di Paola, docente presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dove si occupa, anche, di diffondere le logiche transmediali unite all’audiovisivo. Proprio per questo, oltre a elencarci quali sono le consuete tre parole che per lui definiscono il Transmedia Storytelling, ha scelto di porre in risalto le esperienze vissute in prima persona nei suoi racconti, soffermandosi sui benefici che tale metodologia può generare se ben introdotta nei processi di formazione scolastica. In particolar modo, ha lasciato una breve e preziosa testimonianza dei vantaggi che ha generato l’introduzione delle logiche transmediali nella didattica durante la didattica a distanza necessaria per poter continuare a svolgere le proprie lezioni in tempi di pandemia nel 2020. Ha raccontato che “Nell’epoca della pandemia, durante il lockdown, ho affrontato un processo di transmedializzazione della didattica necessario per rendere fruibile e interessante il momento della lezione in dad: lo spostamento online e l’utilizzo di social, repository online, dispositivi per creare contenuti video-fotografici sono diventati il modo per rendere transmediale la didattica. Oltre a scoprire il potenziale di quanto già quotidianamente utilizzato da parte degli studenti, un aspetto rilevante è stato il grande sviluppo della creatività che tale processo ha generato: maggior personalizzazione, racconto del sé, esplorazione di nuove tecniche e idee“.
Di Paola ha inoltre aggiunto una considerazione che noi stessi condividiamo, ovvero che in una dimensione di transmedialità dedicata alla didattica non bisogna fermarsi solo alla distribuzione di contenuti mediali su più media, per quanto capace di rendere ludico il processo di acquisizione delle informazioni e quindi di formazione, ma tenere in considerazione anche il feedback che danno gli studenti a cui ci rivolgiamo, e cioè le modalità di produzione che ognuno di essi sceglie di assumere per la creazione di nuovi contenuti da aggiungere allo storytelling iniziale.

La secondo persona che vi proponiamo in questo appuntamento con i nostri intervistati è Anna Rita Vizzari, docente di lettere nella Scuola secondaria di 1° grado ma anche docente in laboratori di Storytelling. Difatti, anche con lei è stato particolarmente interessante e proficuo dialogare sul transmedia storytelling in classe attraverso alcuni racconti diretti. In particolar modo, secondo il suo approccio è importante che l’esperienza laboratoriale della transmedialità venga proposta agli studenti, soprattutto i più piccoli,naturalizzandoli, facendoli cioè rientrare naturalmente nelle attività curriculari“. L’esempio più interessante che ci ha lasciato, e che vogliamo condividere con voi, è stato questo: “Gli studenti devono essere spinti ad essere liberi di fare video anche durante le attività che svolgono. Per esempio, gli studenti che utilizzano Minecraft possono ricreare lì una narrazione che riprende i punti salienti del capitolo di storia o del testo di letteratura, per citare alcune possibilità. Più concretamente, ancora, possono simulare come vivevano i soldati nelle trincee nella prima guerra mondiale, allestire con gli strumenti che Minecraft fornisce uno scenario e mostrare poi il personaggio che si muove in esso e fare una narrazione registrandola“.
L’aspetto più importante che Vizzari ha voluto sottolineare fornendo questi esempi di modalità di introduzione del transmedia storytelling a favore dei processi didattici è che disponendo di differenti media e modalità di utilizzo di essi, questa metodologia può essere utile anche per studenti con necessità particolari, in quanto strumento compensativo e capace di permette la valorizzazione di diverse intelligenze e la crescita della motivazione grazie alla personalizzazione dei percorsi e la creazione di un prodotto.

Appunti sul Transmedia Storytelling: primo incontro con i nostri intervistati

Con il progetto europeo “Mediascapes. Transmedia digital Storytelling for audiovisual and media literacy skills”, vogliamo aprire una finestra sul Transmedia Storytelling per far luce su questa potente forma di comunicazione e allo stesso tempo efficace metodologia didattica in un momento storico tanto attuale quanto lo sono i media che coinvolge.

Per questo, il nostro primo obiettivo è stato realizzare una ricerca sul Transmedia Storytelling che potesse essere un punto di riferimento per giovani, studenti, docenti, ricercatori, formatori e tutti coloro interessati a comprendere cosa caratterizza e valorizza il Transmedia Storytelling, soprattutto applicato alla didattica. In questo lavoro non ci siamo affidati solo ai più disparati testi e saggi come tradizionale supporto bibliografico, ma abbiamo deciso di portare avanti anche una “ricerca sul campo” ovvero intervistando docenti e ricercatori sul Transmedia Storytelling, nonché storyteller di professione, che hanno potuto supportare il nostro lavoro di ricerca raccontandoci le loro preziose esperienze vissute in prima persona e i loro punti fondamentali da sottolineare quando si parla di tale argomento. 

La nostra prima intervistata è stata Simona Tirocchi, Professoressa associata presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino. Inoltre, ha coordinato l’unità italiana del progetto TRANSMEDIA LITERACY. Exploiting transmedia skills and informal learning strategies to improve formal education, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020. 
Un momento particolarmente rilevate dell’intera intervista è stato certamente quello di introduzione al Transmedia Storytelling, provando ad individuare 3 parole chiave che potessero definirlo. Ecco quai ha scelto Simona Tirocchi:
1.
RACCONTO: per l’importanza nel processo di storytelling del racconto e del raccontarsi, soprattutto, grazie al quale far emergere identità, bisogni, aspettative, preferenze di chi lo sta utilizzando;
2. LINGUAGGI: per l’importanza del linguaggio utilizzato per il processo di creazione del racconto e dei molteplici linguaggi che si possono ritrovare nel processo di storytelling transmediale, soprattutto in un’era in cui diversi linguaggi compongono diversi contenuti che si diffondono attraverso differenti piattaforme;
3. CREATIVITÀ: in quanto produrre un transmedia storytelling (o un digital storytelling) significa avere idee creative e sapersi raccontare in maniera creativa attraverso formati mediali differenti.

Il secondo intervistato di cui vogliamo riportarvi gli appunti essenziali da tenere a mente è stato Enrico Granzotto, specializzato in narrazione e progetti immersivi, alcuni dei quali richiama anche il Transmedia Storytelling. Con lui abbiamo voluto trattare, tra gli altri argomenti, i benefici che apporta lo storytelling transmediale nei processi di apprendimento. Un dettaglio importante da appuntare è che proprio la combinazione di più media e dei relativi contenuti mediali permette una potente acquisizione di conoscenze: il processo di acquisizione del sapere si articola tra contenuti di testo e prodotti audiovisivi, tra narrazioni da ascoltare e altre da dover vivere in prima persona attraverso la realtà virtuale. Come affermato dall’intervistato, poter interagire in maniera fluida e ibrida, tra il cinema, i videogiochi, la realtà virtuale, le serie televisive ma anche letteratura, porta a rapportarsi a diversi sistemi di comunicazione, che sono pervasivi, plurali, nella mediasfera contemporanea. In questo modo, gli utenti hanno modo di esplorare diverse modalità di comunicazione ma anche diverse potenzialità di acquisizione di conoscenza, poiché conoscere e relazionarsi a diversi strumenti digitali e analogici offre ulteriori strade per l’accesso alla conoscenza

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